[archeosatira – i corsivi di Fortebraccio] Mario Melloni su L’Unità, 1980
[…] Siamo di fronte a ruberie immani, a contrabbandi (uno dei quali, da solo, supera i duemila miliardi e coinvolge generali e personaggi di calibro non inferiore), ci troviamo davanti a favoritismi (basti pensare a quello dei petrolieri), a trasferimenti di capitale, a trucchi bancari, a falsificazioni di documenti, nei quali non è possibile, assolutamente non è possibile, che non sia un qualche modo coinvolta la classe politica che governa il paese; e i segretari dei quattro partiti [DC, PSI, PSDI, PRI], belli belli, pensano per prima cosa a scovare i calunniatori. Oh, gli innocenti ministri, i candidi uomini della maggioranza, gli immacolati capi delle correnti: come è possibile – dicono Piccoli e Longo – permettere senza reagire che essi vengano ancora sfiorati da sopetti e imbrattati da accuse? Cos’è questa storia di Bisaglia? Cos’è questa storia di Gioia? Cosa sono tutte queste fantasie di contrabbandi, di costruzioni abusive, di tabulati e di clientele mafiose? Ma la vogliamo semttere una buona volta di diffamare e di cercare di rovinare galantuomini? Abbiamo appreso con piacere che i quattro torneranno a incontrarsi. Vedrete che decideranno quanti anni di galera comminare, senza condizionale, a coloro che si permettono di andare a dire che forse c’è in giro qualche ladro altolocato.
bei tempi, quando bastava prendersela con oppositori e giornalisti, mentre i magistrati, almeno quelli che contavano, erano tutti schierati col potere e di Cirami non c’era bisogno