guerra
sono tempi strani e pericolosi, tempi in cui molte delle nostre certezze, forse ingenue, certo limitate al nostro piccolo orto ‘occidentale’, ma consolidate da ben più di una generazione, scricchiolando ci rendono ansiosi, preoccupati ma spesso anche ci spingono a non lasciare che ci vengano strappate dalle altrui decisioni senza aver fatto la nostra parte, almeno di testimonianza, per salvarle e, con esse, salvare quel tanto di ‘civiltà’ senza la quale non sappiamo immaginarci un futuro
fra queste la pace non è la sola, ma è certo la più macroscopicamente significativa, e mi stupisce sempre come questo sentimento a un tempo individuale e collettivo e sicuramente in larga misura prepolitico, venga in Italia invece letto e commentato quasi esclusivamente in termini di schieramenti addirittura ideologici, con una semplificazione a un tempo avvilente e insultante
ne è esempio grottesco la bagarre sulle bandiere di pace esposte negli uffici pubblici, o la decisione della RAI di non trasmettere la diretta della manifestazione di sabato e la sua ridicola motivazione
i cittadini italiani, intanto, impermeabili a tali miserie, continuano la loro opera di testimonianza: le bandiere di pace sono ormai introvabili e la manifestazione di sabato 15 a Roma si preannuncia enorme, conteggi della questura permettendo
il governo farebbe bene a ricordare che potrà anche dichiarare guerra all’Iraq, ma non alla propria pubblica opinione
Costituzione italiana – Articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.